NVIDIA e la prossima crisi delle console
Seconda puntata "Speciale Gamescom 2025"
Lo ammetto, il titolo è un po’ forte, ma è quello che penso dopo essere stato in visita allo stand di NVIDIA a Gamescom.
Continuiamo oggi con le uscite speciali su Gamescom 2025 e andiamo a toccare un argomento molto spinoso: il futuro delle console. Faremo qualche ipotesi scomoda e tante considerazioni importanti, è vero, ma è secondo me un discorso che prima o poi va affrontato fino in fondo.
La competizione [che non esiste] tra console e PC
Questa discussione la facciamo da anni, con fanboy che se ne dicono di tutti i colori da una parte e dall’altra. Meglio giocare con il PC o meglio con la console? La mia risposta è sempre: “ma cosa cambia?”
PC e console sono strumenti diversi pensati per usi diversi. Semplificando al massimo, il PC è pensato per chi vuole dedicare tempo ai suoi giochi e ha bisogno anche di fare altro con lo stesso strumento. Una console, invece, è pensata per chi vuole dedicare tempo a se stesso giocando e può permettersi di studiare o lavorare usando altro.
Un PC ha bisogno di manutenzione per poter dare il meglio di quello che può fare, mentre una console ha solo bisogno di essere accesa (e giochiamo subito), ma capita molto spesso che non ha le prestazioni di un PC di ultima generazione (come ci ha insegnato il primo Watch Dogs).
Detto questo, vi propongo anche una terza differenza, che è quella che a noi interessa oggi: un PC lo compro e poi, se ho i soldi e la competenza, posso aggiornarlo e farlo crescere. Una console, invece, la compro, la uso, e poi se la tengo è solo come oggetto vintage o da retrogaming.
Che cosa sia più divertente usare (al di là della potenza) dipende molto dal momento. Tipicamente, dal tempo che è passato dall’uscita dell’attuale generazione di console. Appena arrivano sul mercato portano innovazione e diventano popolari, ma quando iniziano ad avere una certa età i PC prendono tipicamente il sopravvento in una specie di rincorsa. È un ciclo che abbiamo già visto svariate volte.
NVIDIA, però, ha messo sul tavolo di Gamescom una serie di elementi che mi fanno pensare che questo ciclo sia destinato a rompersi. Se le prossime console non riusciranno a offrire qualcosa di più dei PC, allora il meccanismo potrebbe andare in crisi.
Il ritorno dei servizi di game streaming
Di questo abbiamo parlato anche su TechPrincess appena prima della Gamescom. NVIDIA, semplicemente, ha portato tutta la sua nuova ondata tecnologica pensata per i data center nell’infrastruttura di GeForce NOW. Il risultato? Una capacità di calcolo senza precedenti e la possibilità di fare streaming di giochi in 5K.
Tutte cose già viste, è vero, ma stavolta con una base tecnologica più solida e con un modello di business diverso rispetto al suo illustre predecessore.

Lo avevo detto anche nel 2019 in occasione di un’intervista su Radio Popolare.
La tecnologia di fornire giochi in streaming, secondo me, è il futuro. Però non lo misuro sul successo o meno di Google Stadia.
Forse Stadia è arrivata nel momento sbagliato o forse, semplicemente, qualcuno ha deciso di gestirla come un servizio ordinario. E sappiamo già quanto questo sia sbagliato.
Il ritorno in forze dei servizi di game streaming, però, porta con sé una serie di considerazioni importanti, soprattutto per chi si propone come sviluppatore.
Innanzitutto, per noi si allarga il bacino di utenza. Perché se la capacità di calcolo e l’architettura sono solo quelle del data center, allora non abbiamo più bisogno di sviluppare per una piattaforma in mano all’utente. Inoltre, molti più giocatori potranno comprare il nostro prodotto: anche quelli con un hardware scarso o addirittura senza hardware da gaming.
In un panorama come questo, siamo onesti, che senso ha sviluppare per — e anche possedere — una console dedicata? Se anche il concetto di console rimane per questioni di retrogaming, la posso sempre emulare all’interno del data center. Non vi pare?
Inizieremo quindi a sviluppare per un data center e non più per un PC o una console.
Se ancora non vi siete convinti, pensate a quando sono apparsi i primi giochi da usare dentro un browser. Con l’arrivo di HTML5 e WebGL, molti studi hanno spostato la forza lavoro sulla piattaforma web. Perché ai giocatori bastava un browser; non serviva più un software installato sul PC e potevano essere molti di più.
Cambiano gli elementi in gioco, ma la dinamica è stata la stessa.
.. e l’avanzata dei life service
Già oggi i giochi non li possediamo più sul serio (ma di questo parleremo un’altra volta). Se i sistemi di game streaming diventeranno la norma, allora i giochi come prodotti digitali non esisteranno più: esisteranno solo dei servizi di accesso a cataloghi, un po’ come succede con Sky e Netflix.
In un mondo senza PC, come si trasforma il modello di business degli sviluppatori? Potremo avere l’equivalente di un diritto d’autore? Funzionerà a tempo giocato o a giocatore coinvolto? E a che percentuale potremo aspirare? Anche perché l’alternativa sono le microtransazioni, ma queste troppo facilmente si prestano a storture.
È secondo me estremamente importante iniziare a darsi delle risposte su questo tema. Perché se aspettiamo troppo, ci troveremo ad adattare modelli di revenue presi in prestito da altri settori come il cinema e la musica. E se qualcuno di voi ha già avuto a che fare con la SIAE, sa benissimo a cosa si andrebbe incontro.
Inoltre, se impieghiamo due anni a sviluppare un gioco e alla fine ci troviamo con un panorama drasticamente diverso da quello iniziale, potremo sempre accedere al mercato, ma dovremo accontentarci delle briciole e degli utenti che ancora non hanno cambiato tecnologia.
NVIDIA e la rimonta del PC
Accantoniamo pure l’idea che il game streaming rivoluzioni tutto. In fondo, se l’intelligenza artificiale ha attraversato due inverni (si è arenata due volte), potrebbe succedere anche qui.
Però, anche in un mondo in cui continuiamo ad avere hardware sulla scrivania, le console potrebbero non avere vita facile. E questo, a mio avviso, principalmente perché sono un sistema chiuso: sia dal punto di vista hardware che da quello software.
Guardiamo questi due aspetti sia con la prospettiva del giocatore sia con quella dello sviluppatore.
Hardware chiuso
Non sto parlando del fatto che con un PC possiamo fare upgrade della scheda grafica e con una console no. Mi riferisco piuttosto al modo in cui possiamo usare l’hardware.
Una GPU, come abbiamo già detto in precedenza, è un sistema di calcolo che applica una stessa operazione a molti dati contemporaneamente. Questo è utile nella grafica perché ci sono milioni di triangoli da manipolare tutti allo stesso modo.
Ma una GPU può essere usata anche per tanti altri scopi utili al gioco o al sistema. Ad esempio, potremmo decidere di dedicare una parte della sua memoria a contenere la rete neurale di un LLM per il riconoscimento vocale o per l’interazione con gli NPC. Su un PC questo si può fare, perché la memoria della scheda grafica la possiamo gestire come vogliamo; su una console non è detto che la stessa operazione sia possibile.
Se non lo è, ci sono sicuramente ottimi motivi: dalla sicurezza del gioco alla prevenzione del cheating. Però, è una funzionalità che potrà essere disponibile solo se prevista nella progettazione originale (iniziata anni prima) e unicamente nei modi stabiliti dal costruttore. Non potremo usare qualunque LLM: dovremo usarne uno certificato dal costruttore della console.
A Colonia abbiamo potuto provare The Oversight Bureau, un gioco in cui il giocatore parla attraverso un microfono con gli NPC per progredire nella storia. Un LLM gestito dalla GPU locale si occupa sia di interpretare le parole sia di gestire le reazioni degli NPC. Tutto questo è reso possibile dalla tecnologia NVIDIA ACE.
L’altra cosa che abbiamo visto, sempre legata all’uso locale dell’AI, è stata G-Assist. Si tratta di un sistema di intelligenza artificiale a cui possiamo chiedere come ottimizzare il nostro PC. G-Assist agisce anche in maniera indipendente: può monitorare lo stato del sistema e reagire a situazioni di sovraccarico cambiando automaticamente le configurazioni per ottimizzare la nostra esperienza.
Queste non sono funzionalità di un futuro ipotetico, ma il presente.
G-Assist è anche un ottimo esempio per l’argomento che stiamo trattando, perché mentre fino a pochi mesi fa era disponibile solo per la serie 50, oggi è disponibile per tutte le schede RTX.
In una console, invece, molto spesso una funzionalità a basso livello o c’è dall’inizio oppure non arriverà mai. O, qualche volta, sparisce: come è stato per il supporto a Linux sulla PlayStation 3 (e perdonatemi lo sfogo).
Una console, per sua natura e per le dinamiche a cui è soggetta, nasce e muore senza cambiamenti sostanziali. Con quello che abbiamo visto, la prossima generazione di console (che ci aspettiamo per il 2027) o farà un salto in avanti incredibile rispetto alle tecnologie attuali, oppure rischia di nascere già più vecchia dei PC che saranno in circolazione.
Anche perché NVIDIA, da qui al 2027, porterà sicuramente ulteriore innovazione in ambito PC.
Software chiuso
Ovviamente non stiamo parlando di open source. Mi riferisco piuttosto al manufatto digitale finale. Nel caso delle console è scolpito nella pietra: praticamente immutabile. Anzi, guai a chi lo tocca!
Questa però non sempre è la scelta migliore per l’utente finale. Pensate, ad esempio, alla prima PlayStation: su quel sistema sono stati realizzati autentici capolavori. Se il software non si tocca, mi procuro una PlayStation originale. Peccato però che questa abbia solo un’uscita composita, mentre oggi i televisori hanno nel 99% dei casi solo HDMI. Dobbiamo quindi o modificare l’hardware della console (rovinandone il valore come oggetto da collezione) oppure comprare un adattatore, che purtroppo non sempre dà i risultati sperati.
Nel caso del PC, invece, posso installare un gioco vecchio su un sistema recente e giocarci. Certo, di un classico mi interessa l’esperienza di gioco, ma non tutti trovano piacere a farlo con la resa grafica di un PC di 20 anni fa. Se vogliamo provare l’esperienza del primo Call of Duty e abbiamo una RTX 5080, allora potrebbe piacerci ancora di più riviverlo con una grafica moderna.
Questo non significa fare reverse engineering o infrangere proprietà intellettuale. Significa fare modding, che — se permesso da chi ha sviluppato il gioco — è perfettamente legale. Tanto che per farlo NVIDIA ci fornisce anche strumenti come RTX Remix. Anzi, NVIDIA incoraggia il fenomeno del modding con veri e propri concorsi a premi..
Perché il vero valore di un gioco dipende dal design. La sua presentazione, a meno che non ne snaturi l’esperienza, può solo che avvantaggiarsi delle nuove tecnologie.
Anche per questa settimana, sulla scia della Gamescom, siamo arrivati alla fine. L’appuntamento è per lunedì prossimo sempre per parlare di gamedev.
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Happy hacking modding a tutti!







