Tutti abbiamo bisogno di staccare, incluso chi fa sviluppo di videogiochi. Anche se non battiamo sulla tastiera per 14 ore al giorno, c’è bisogno di prendersi dei periodi in cui ci allontaniamo dallo stress che ci assale tutti i giorni. Non sto dicendo che dovete dimenticarvi della vostra grande passione, vi sto piuttosto invitando a viverla in una maniera un po’ diversa per due o tre settimane all’anno.
Oggi parliamo di come andare in vacanza senza lasciare a casa la nostra passione, ma neppure portandoci il lavoro in spiaggia.
Perché è importante staccare ogni tanto
Questa è facile: perché ci fa bene. Anche se siete molto più giovani di me, non potete andare avanti a ciclo continuo tutto l’anno.
E per questo c’è un motivo molto importante che va oltre il riposarsi o il diminuire l’ansia e lo stress: fa bene anche al lavoro che facciamo poi nel resto dell’anno.
Chi si occupa di videogiochi fa un lavoro creativo. Il lavoro creativo beneficia sempre di stimoli esterni. Continuando a vedere sempre le stesse persone e a stare nello stesso ambiente, quanti stimoli esterni riceviamo? Direi un po’ pochi.
Non essere impegnati al lavoro per un po’ ci aiuta spesso a pensare in maniera un po’ più creativa, ad affrontare i problemi in maniera diversa. Vedere posti nuovi può farci venire idee per un concept o una meccanica di gioco a cui non avremmo mai pensato chiusi nel nostro studio.
La trappola del lavoro da casa
Faccio una piccola digressione che vale anche al di fuori del GameDev.
Premetto che io sono un accanito detrattore del lavoro da casa, anche se mi capita di farlo spesso.
Lavorare da casa è molto comodo, perché si risparmia tempo non dovendo viaggiare. In più è anche un po’ più conveniente perché si risparmiano soldi in benzina, mezzi e cibo. Soprattutto in città costose come Milano e Roma, questo si traduce in un aumento significativo di quello che rimane a fine mese. Però, secondo me, i benefici terminano un po’ qui. Perché lavorare da casa vuol dire lavorare da soli, confrontandosi con altri solo in videocall e facendo le pause caffè guardando la nostra caffettiera (per chi ancora non le parla 🤨).
Se, appunto, facciamo un mestiere creativo, questo gioca un po’ contro di noi. Perché se da una parte è vero che saremo più produttivi, dall’altra la mancanza di stimoli e confronto ci può ridurre la fantasia, come pure la voglia di provare cose nuove.
Non smettete di giocare
Se il gioco è la nostra grande passione, allora non ha senso smettere. Solo, d’estate può essere utile provare a farlo lontano dal PC.
I giochi da tavolo possono essere un ottimo modo di sfogare la nostra necessità di gioco senza ricorrere al digitale. Senza dover per forza fare delle lunghe sessioni per arrivare al boss del livello e poi impiegare un lungo periodo per capire come batterlo.
I giochi da tavolo, se ci mettiamo a studiarli, ci possono insegnare molto bene come gestire il tempo nei videogiochi; perché ognuno di loro è progettato per darci divertimento in un periodo di tempo predefinito.
Lo sapevate che il Monopoly, se giocato con le regole corrette, è progettato per durare al massimo 45 minuti? In realtà, non è quello strazio infinito che abbiamo imparato a giocare da bambini. Monopoli smette di piacere perché lo usiamo per un intervallo di tempo per cui non è stato pensato. Detto questo, vogliamo parlare dell’ultima volta in cui, in un gioco digitale, ci sono state imposte 200 ore di farming?
Quante strategie e meccaniche di gioco potete tirare fuori da Tash-Kalar, se imparate a giocare bene? Quante idee vi può dare per il vostro RPG fantasy?
L’estate è secondo me il periodo migliore per giocare a quanti più giochi fisici possibile per trarre delle grandi idee per i nostri giochi digitali. Se siete indecisi su cosa provare, potete fare un giro su BoardGameGeek.
Poi, finita l’estate, ci sono tanti che hanno scoperto un nuovo mondo e non vogliono smettere. Solo che non ci sono più le occasioni con gli amici, e la cosa rischia di morire un po’ perché si riduce a una sera alla settimana quando capita. Ma non vi preoccupate, perché per l’inverno c’è BoardGameArena, che offre la versione digitale di centinaia di giochi da tavolo; tutti legali e tutti gratis. Se ci andate, mettete magari un like alla versione digitale di Vektorace, perché – che ci crediate o no – quella è la tesi di un mio laureato😎.
Letture sotto l’ombrellone o in montagna
Il nerd in vacanza legge, ovviamente, libri da nerd. Per chi non li avesse presenti, stiamo parlando di sequenze di parole, con qualche volta delle figure. Leggendo tutte le parole, impariamo delle cose e proviamo delle emozioni. A me, che sono un boomer, piace che le parole siano sulla carta, ma so che i più giovani le preferiscono su un dispositivo digitale tipo un Kindle. Il risultato è lo stesso, solo che i primi non hanno il limite delle batterie.
Ora, scherzi a parte, non è raro partire per le vacanze con un libro che ci terrà compagnia. Questo vale per tutti, ma il nerd che vuole sviluppare videogiochi fa, a mio avviso, un errore gravissimo: si porta appresso il manuale di un linguaggio di programmazione o di un game engine.
Non fatelo! 😱
Perché è un ottimo proposito, ma non ne leggerete neppure una pagina. Fidatevi, perché l’ho fatto anche io un sacco di volte. Più di quelle che vorrei ammettere 😅.
Innanzitutto, i manuali sono mediamente un malloppo di quasi 1000 pagine. Secondariamente, per leggerli bisogna essere di fronte al PC. Perché il libro vi spiega una cosa e voi provate subito a farla. Diversamente, se leggete e basta, sono di una noia mortale e, almeno io, arrivato al terzo capitolo mi sono scordato pure il titolo.
Un libro estivo deve essere di poche pagine: tra le 100 e le 200. Possibilmente in un formato tascabile, perché la cosa più bella è infilarlo da qualche parte dove non da fastidio per averlo sempre con sé. In pineta, mentre tutti dormono, lo tirate fuori e ne leggete qualche pagina. Se ci pensate, è lo stesso rapporto che abbiamo con il nostro smartphone. Lo smartphone vince sul libro perché è più facile da mettere in tasca ed è mediamente più leggero.
Come contenuti, io consiglio sempre argomenti non tecnici. Non necessariamente di design (perché mica stiamo studiando), ma che facciano un’analisi di un gioco, raccontino come funziona il mercato o l’evoluzione di un genere.
Volete un paio di suggerimenti?
Power-Up racconta la storia dei videogiochi giapponesi ed è illuminante in molti passaggi.
A Theory of Fun for Game Design ci spiega perché ci divertiamo giocando. Se volete fare anche design, non potete non leggerlo (e lo trovate anche online gratis dal sito dell’autore).
Seguire il flow. Cos'è l’esperienza ottimale e come possiamo conquistarla è già più impegnativo, ma spiega come si progetta un’esperienza per il giocatore. La traduzione in italiano mi dicono sia decente.
An Architectural Approach to Level Design, infine, insegna a progettare livelli con l’ottica di un architetto. Anche questo molto interessante.
Non ve ne piace neanche uno? Nessun problema, andate su Amazon e ne troverete a dozzine.
C’è chi vive sempre in vacanza
No, non sto parlando di chi non fa mai nulla nella sua vita perché nella vita è stato fortunato. Sto parlando del fenomeno dei nomadi digitali.
I nomadi digitali sono persone che si spostano da un luogo all’altro seguendo la bella stagione e lavorando da remoto. In fondo, uno che lavora sempre fuori dall’ufficio non deve per forza farlo da casa sua.
Qualcuno di voi, se andrà in ferie in un posto particolarmente esotico o piacevole, potrebbe farsi la domanda: “Perché non posso rimanere qui a lavorare?” E la cosa ha molto senso; se lo fanno gli sviluppatori di software noioso, potrà ben farlo anche qualcuno che sviluppa videogiochi.
Il nomadismo digitale, però, non è per tutti. Bisogna esserci tagliati. Vivere sempre in infradito e con lo zaino in spalla ha il suo fascino, ma non si può fare per tutta la vita. Certo, riesce meglio a chi non ha (ancora) legami consolidati ed è sotto una certa soglia di età. Un paio di miei ex tesisti lo hanno fatto, ed entrambi sono rientrati in Italia qualche anno dopo entusiasti dell’esperienza… però sono rientrati.
Nel contesto del GameDev, non vi nascondo che qualche perplessità la nutro. Nel senso che, se avete interesse a sviluppare cose molto “pesanti”, un portatile potrebbe non bastare; anche perché quelli più carrozzati pesano molto, e questo potrebbe diventare un problema se si è sempre in movimento. A mio parere, il nomadismo digitale si può sposare meglio con il GameDev se si partecipa a progetti che non sono su PC o console. Un gioco via web o per smartphone dovrebbe dare molti meno problemi. In alternativa, potete pensare anche ad attività di design, marketing o altro non strettamente vincolato dalla capacità di calcolo.
Se siete interessati a fare i nomadi digitali, allora potete andare a curiosare su nomads.com per le location e su We Work Remotely per le offerte di lavoro. Però, se cercate, ci sono anche tante altre piattaforme.
Però, promettetemi che se partite me lo farete sapere; perché voglio parlare di voi qui! 😃
Arrivederci a settembre
Come dicevamo all’inizio, tutti hanno bisogno di staccare un po’, e anche io non faccio eccezione.
Questa newsletter è partita lo scorso settembre, e quella che avete appena letto è la sua quarantesima uscita. È stato un grande piacere scriverle, come spero lo sia stato per voi leggerle. Abbiamo avuto ospiti che ci hanno raccontato la loro storia, abbiamo parlato di fiere, di tecnologia e anche un po’ di ricerca.
Questo agosto ci prendiamo quindi una meritata pausa estiva. Ci sentiremo di nuovo a settembre, partendo subito in quarta, perché vi racconterò di una cosa molto importante. Però, stavolta, niente spoiler!
Aspettando settembre, se non lo avete ancora fatto, iscrivetevi alla nostra newsletter con il pulsante qui sotto. Altrimenti, non andrete mai più in ferie! 😱
Happy Hacking!